“Della riforma del Patto di Stabilità, sospeso dal 2020, si parla da più di un anno. È un negoziato molto importante per l’Unione, e in particolar modo per l’Italia, che ha in più occasioni proposto di riformare il metodo con cui calcolare il debito pubblico escludendo le spese legate ad alcuni investimenti, come quelli per le spese militari e la transizione ecologica e digitale, in modo da poter continuare a spendere in questi settori senza che la spesa venga computata nel debito.
In questo approccio si è lasciata da parte la questione strutturale dello squilibrio demografico che coinvolge tutta l’Unione ma con effetti di particolare gravità e cronicità proprio l’Italia. Gli investimenti sulla natalità dovrebbero essere esclusi dal calcolo del debito o in una prima fase, essere almeno considerati come ‘fattori mitiganti’, cioè rilevanti per giustificare un eventuale mancato rispetto dei parametri”.
Lo ha dichiarato Adriano Bordignon, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari, che ha aggiunto: “È di pubblico dominio che le proiezioni demografiche stanno condannando il nostro Paese verso voragini di insostenibilità nel contesto sanitario, sociale, previdenziale, ma anche sul PIL e sullo spopolamento delle aree interne e meridionali come certificato da Svimez.
Tuttavia – ha spiegato Bordignon – i problemi annuali, che si presentano a ogni Legge di Bilancio quando si tratta di attivare significative politiche nataliste, non verranno risolti se non si riesce a cambiare le regole contabili europee, facendo rientrare le spese demografiche nella categoria degli ‘investimenti’ e non in quella dei ‘costi’.
Auspichiamo che il ministro Giorgetti, possa portare la questione della denatalità in sede di Ecofin, in modo da sensibilizzare i ministri dell’economia europei, per prevedere l’inizio di una programmazione e una strategia condivisa perché la questione demografica è, da Trattato, rilevante a livello europeo in quanto incide sotto il profilo della sostenibilità, della coesione economica, sociale, dell’equilibrio intergenerazionale per uno sviluppo sostenibile, nonché dello spopolamento delle aree rurali come fattore di instabilità geopolitica”, ha concluso.
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