Come molti sanno, con l’attuale manovra finanziaria è stata disposta la riduzione a metà dell’IRES per alcuni enti che svolgono attività sociali, culturali e attività con fini solidaristici, nonché nei confronti degli istituti autonomi per le case popolari.
Anche se la disposizione probabilmente verrà ritirata, è opportuno riflettere sulla fiscalità di questi enti, che come le famiglie, si occupano del bene comune.
Innanzitutto una simile proposta dimostra ancora una volta che la politica non si confronta, prendendo decisioni avventate.. Meno male che poi si ravvedono, ammettono e fanno passo indietro…..
In ogni caso va detto, una volta per tutti che enti del terzo settore beneficiano di sgravi fiscali non perché sono privilegiati ma perché mettono in pratica la sussidiarietà assumendosi la responsabilità del servizio anche da un punto di vista economico e finanziario.
È per questo che gli enti istituti di assistenza sociale, le società̀ di mutuo soccorso, gli enti ospedalieri, gli enti di assistenza e beneficenza, gli istituti di istruzione e istituti di studio hanno fino a oggi goduto della riduzione del 50% dell’IRES.
Se versassero le stesse imposte degli altri soggetti IRES , questi enti concorrerebbero due volte alle spese pubbliche, (i) versando le imposte e (ii) utilizzando le loro risorse a vantaggio del bene comune.
Pertanto, la riduzione IRES di cui oggi si discute è una misura di giustizia fiscale, che se soppressa, renderebbe il nostro sistema ancora più ingiusto.
Vincenzo Bassi, responsabile Affari Giuridici del Forum