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FINE VITA. L’ombra dell’eutanasia

Volontà anticipate, l’ombra dell’eutanasia
Angelo Picariello
Avvenire 3feb2017

Bocciata la mediazione proposta da Mario Marazziti
sul cruciale comma 5 dell’articolo 1:
la nutrizione si può interrompere provocando la morte per fame e sete

La discussione sul fine vita e sulle volontà anticipate di trattamento prosegue in Commissione Affari sociali alla Camera. Il dibattito è ancora fermo ai punti nodali dell’articolo 1 (consenso informato). Approvato nella precedente seduta il comma quattro dell’articolo, in base al quale oltre che in forma scritta il consenso informato del paziente può essere acquisito «attraverso videoregistrazione o dispositivi che consentano alla persona con disabilità di comunicare», si è passati al cruciale comma 5 che prevede la possibilità di «accettare o rifiutare qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario», e fa riferimento anche all’interruzione della «nutrizione ed idratazione artificiale». La discussione per circa tre ore è andata avanti sull’emendamento di mediazione proposto dal presidente della commissione Mario Marazziti (di Demos) volto a introdurre il diritto al sostegno psicologico, e a escludere stati depressivi o di alterazione psicologica, o pressioni di altro tipo alla base della rinuncia alle cure. Alla fine l’emendamento non è passato e Marazziti parla di «occasione mancata. Tuttavia – aggiunge – la discussione non è stata vana, è servita a mettere i temi sul tavolo, e non escludo che si possa arrivare a una riformulazione che possa essere approvata».

In ogni caso i tempi si allungano. Marazziti ha chiesto e ottenuto dai partiti di maggioranza uno slittamento dell’approdo in aula (che in base al piano iniziale avrebbe dovuto già essere avvenuto) di circa 20 giorni. Il tema, più in generale, è il rilancio della relazione medico- paziente, messa a dura prova dalla attuale formulazione delle Dat, e la necessità di evitare scorciatoie e derive che – per un fronte ampio di deputati, nonché di medici – porterebbero di fatto a una eutanasia assistita. Tanti i nodi da sbrogliare, dalla non derogabilità delle dichiarazioni all’obiezione di coscienza. Negata proprio in virtù della convinzione che non ci sia il rischio di eutanasia insito nella legge. Una conferma indiretta a queste preoccupazioni viene, invece, dal grande entusiasmo con cui viene salutato questo testo dal fronte che si batte apertamente per l’eutanasia. Di «legge equilibrata» parla la relatrice del provvedimento in commissione, Donata Lenzi (Pd). «Il consenso informato di una persona libera e consapevole significa poter dire di sì ma anche poter dire di no». Non la pensa allo stesso modo un folto gruppo di deputati. Secondo Paola Binetti, dell’Udc, «il medico, invece di agire in scienza e coscienza come si insegna da oltre 20 secoli, così rischia di diventare mero esecutore della volontà di altri». E Alessandro Pagano (Lega) attacca Lenzi, accusandola di «incoerenza» e «ipocrisia » per il no opposto all’emendamento Marazziti nella sua interezza, lasciando aperta solo la possibilità del sostegno psicologico. Nella conferenza stampa convocata ieri alla Camera dal fronte che si oppone alla legge – presenti anche, fra gli altri, Benedetto Fucci (dei Conservatori e Riformisti), Domenico Menorello (Civici e Innovatori), con l’adesione, da Forza Italia, di Antonio Palmieri – Eugenia Roccella ha ribadito la sua idea che l’accelerazione imposta dal Pd sia frutto della volontà – un po’ cinica, se così fosse – di introdurre un tema divisivo che acceleri la corsa verso le urne.

«Se si vuole fare una legge utile sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento – propone Rocco Buttiglione, dell’Udc – si separi nettamente questo tema dall’eutanasia». Il vero nodo, per Buttiglione, è «un affronto adeguato del tema della condizione esistenziale dell’anziano. La morte dolce non è quella artificialmente anticipata, anche con la sete e la fame. Avviene al termine naturale della vita in compagnia di persone che ci amano e ci accompagnano anche nell’ultimo tratto».

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