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Cosa chiediamo

Diritto alla vita

In conformità delle risoluzioni approvate dal Parlamento europeo il 16/3/89 bisogna affermare il diritto di ogni essere umano fin dal concepimento, alla vita, alla famiglia, all’identità genetica e psicologica. Questo è il punto di partenza fondamentale per una disciplina in materia di procreazione artificiale e di ingegneria genetica che si annuncia imminente. In materia di aborto, pur dovendosi tener conto delle grandi attuali difficoltà politico-culturali, occorre reintrodurre il principio orientatore del diritto alla vita e provvedere ad un ripensamento della Legge 194, quanto meno per renderla coerente con il dettato costituzionale.

Per uno Statuto giuridico dell’embrione umano

Sintesi del Documento presentato in collaborazione con il Forum delle Associazioni Sanitarie Cristiane.

A distanza di 50 anni dalla Dichiarazione dei Diritti dell. uomo (8 dicembre 1948), il Forum delle Associazioni Familiari e il Forum delle Associazioni Sanitarie Cristiane, intendono celebrare tale ricorrenza con una riflessione sull. uomo, cioè sul suo essere titolare di diritti fin dal momento iniziale del suo cammino e che il primo diritto, quello fondante, è quello alla vita.

In un momento in cui si sta discutendo in Parlamento una proposta di Legge sulla fecondazione medicalmente assistita, è indispensabile definire lo statuto giuridico dell. embrione umano, in quanto esso è l. antecedente logico di qualsiasi altra disciplina della fecondazione artificiale e della manipolazione genetica, come è più volte affermato nei documenti ufficiali del Consiglio d. Europa e dell. Unione Europea. Vanno ricordate a tutte le persone a cui è diretto questo documento, ai membri del Parlamento in particolare le seguenti impostazioni metodologiche: – la impossibilità oggettiva di ammettere una categoria intermedia: o si è membri della famiglia umana o non lo si è. Non è accettabile la categoria del mezzo uomo e quindi la domanda è: l. embrione è una realtà umana o no? – la impossibilità di usare il concetto di persona dando ad esso una accezione diversa da quella di uomo, come troppo spesso avviene; – la impossibilità, nel caso di dubbio persistente, di definire lo Statuto dell’embrione scegliendo la soluzione meno garantista e lasciando ai singoli la facoltà di comportarsi come meglio credono, facoltà resa ancora più problematica se dietro ad essa si nascondono interessi di vario genere. Alla luce di quanto fin qui affermato, il Forum delle Associazioni familiari chiede: 1. La modifica dell. Articolo 1 del Codice Civile, affinchè la piena capacità giuridica, almeno nel campo extrapatrimoniale, sia riuscita ad ogni essere umano fin dal concepimento. 2. L. approvazione di una legge sulla fecondazione medicalmente assistita che riconosca la piena umanità dell. embrione, da cui discende il riconoscimento dei suoi diritti alla vita, alla famiglia e all. identità. Chiediamo che venga discussa la proposta di legge presentata dai parlamentari di quasi tutti gli schieramenti politici e sottoscritta dalla Fondazione “Nuovo Millennio”, dal Forum delle Associazioni familiari e dal Forum delle Associazioni Sanitarie Cristiane. Tale proposta di legge prevede la esclusione della fecondazione eterologa, la esclusione della crioconservazione degli embrioni e la impossibilità della sperimentazione su di essi. 3. La modifica della legge 194, o quanto meno la puntuale applicazione dell’art.1, che recita cos“: “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L. interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le Regioni e gli Enti Locali, nell. ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonchè altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.”

Politica Fiscale

La famiglia deve essere riconosciuta come soggetto primario sul piano fiscale. Non è fiscalmente equo tassare in modo praticamente uguale chi ha carichi familiari e chi non li ha, la famiglia di due lavoratori senza figli e quella di due lavoratori con figli, o addirittura penalizzare le famiglie monoreddito rispetto a quelle che godono di più redditi. Qualcosa in questi ultimi anni, grazie anche agli interventi del Forum, è stato ottenuto ma sono manovre ancora del tutto insufficienti per rispondere alle reali esigenze delle famiglie. Per questo, il Forum auspica che nelle prossime leggi finanziarie, il Governo stanzi cifre assai più consistenti che consentano manovre fiscali adeguate sia con gli sgravi che con gli assegni familiari.

Per un fisco più equo

Uno dei temi più discriminanti per l’introduzione di reali misure di politica familiare nel nostro paese è quello del fisco. Come evidenzia un recente studio dell’Istituto di Ricerca sulla Popolazione, l’Italia è, infatti, l’unico paese europeo dove chi alleva dei figli non solo non è sostenuto da alcun incentivo ma è anche pesantemente punito dal sistema fiscale. Se davvero si vuole che i cittadini contribuiscano in maniera equa alle spese dello Stato secondo la misura delle loro possibilità, si deve guardare prima di tutto al reddito disponibile per ogni persona, dividendo il reddito complessivo della famiglia per il numero dei suoi membri. In tutti i paesi europei si è da tempo intervenuti per attenuare questa evidente ingiustizia sociale che ha dominato le logiche politiche negli ultimi 50 anni. Due sono stati i modi per realizzare un trattamento di equità: il cosiddetto “quoziente familiare” (per cui il reddito imponibile è diviso per il numero dei componenti il nucleo familiare cos“ da abbattere il tetto e la relativa aliquota) e il sistema delle detrazioni fiscali per i figli a carico. Per riparare a tale ingiustizia, da sempre perpetrata ai danni delle famiglie italiane, il Forum chiede l’introduzione di un sistema nel nostro ordinamento fiscale, che tenga conto, al momento di definire il reddito su cui calcolare l’aliquota fiscale, dei carichi familiari del singolo percettore di reddito e che questo calcolo venga fatto in maniera consona a quanto stabilito negli altri Paesi europei .

Lavoro

Occorre pensare ad una diversa organizzazione del lavoro che tenga conto delle esigenze della famiglia. Si rende inoltre necessaria la valorizzazione del lavoro familiare, prevedendo per le persone che lo svolgono un adeguato sistema di sicurezza sociale, in conformità con l’art.35 della Costituzione. I tempi del lavoro e i tempi della famiglia devono essere presi in considerazioni da parte delle forze sociale, dei sindacati, del Parlamento e del Governo per avviare in tal senso una adeguata riforma del sistema lavorativo.

Quale lavoro per quale famiglia

Una prima osservazione sul rapporto tra famiglia e lavoro richiama alla inevitabile competizione tra uso del tempo per il lavoro e uso del tempo per la famiglia; questo non significa che i valori siano contrapposti, ma che esiste la necessità di una equilibrata combinazione tra queste due sfere dell. esistenza di una persona e della famiglia. Queste due sfere non sono totalmente impermeabili, ma devono (e di fatto possono, nella normalità) trovare spazi di comunicazione, di interazione, nella vita della persona e della famiglia. La distinzione tra tempi familiari ed extrafamiliari (o sociali) non è evidentemente sufficiente per spiegare ed interpretare il “time budget” delle persone nelle loro famiglie; all. interno dei “tempi familiari” infatti, occorre distinguere tra i tempi delle relazioni e i tempi della cura, e in questa seconda tipologia differenziare tra cura delle cose (pulizia della casa, pratiche burocratiche, ecc.) e cura delle persone (assistenza a figli piccoli, a genitori non autosufficienti, a membri con handicap,& ); tra i tempi sociali occorre invece segnalare la distinzione tra tempi del lavoro e tempi della socialità, che riguardano anche lo spazio di un possibile impegno sociale, politico, di servizio pubblico, di volontariato, ecc.: resta poi da ricordare, come “terza categoria”, quella del “tempo per sè”, cioè di quello spazio (fisico, ma anche temporale, e comunque di significato), in cui una persona cerca e riconosce la propria personale identità, che non è necessariamente in contrapposizione con il tempo delle relazioni o con gli altri, ma che deve essere insieme “difesa” da ipotesi di totale fusionalità relazionale. La rigidità dei modelli organizzativi produttivi del nostro Paese, soprattutto se confrontato con altri contesti europei, penalizza pesantemente le persone che entrano e agiscono nel mercato del lavoro con altri carichi; la richiesta di “dedizione totale”, di “priorità assoluta” che di fatto l. organizzazione del lavoro e dei tempi richiede alle persone impedisce a molte persone di contemperare fronte lavorativo e fronte familiare, impegni di cura e impegni professionali, ma anche impegno sociale (politica, volontariato, ecc.) e lavoro retribuito. E. necessario un pensiero diverso sulle “risorse umane”, che sia capace di uscire dal paradigma classico, di subordinazione della persona all. assetto organizzativo (della produzione, ma non solo), per inventare nuove forme organizzative del lavoro. Questa è la vera sfida per i manager aziendali nei confronti della famiglia, una flessibilità che sia per le persone, e non per il profitto. Anche al sistema politico ed amministrativo, responsabile comunque di questa rigidità, vanno richiesti significativi interventi, affinchè le politiche del lavoro finalmente “vedano” la famiglia. I primi, timidi segnali di attenzione alla necessità di costruire politiche generali per la famiglia (fiscali, amministrative, per i servizi sociali, sanitari, per la scuola, ecc) non consentono attualmente grande ottimismo, anche nello specifico del rapporto tra famiglia e lavoro; da questo punto di vista si propone un compito grande per l. associazionismo familiare, per riproporre con forza, in ogni contesto, in ogni occasione, la soggettività delle famiglie, e la richiesta di tali politiche. Assumono inoltre una loro centralità le politiche sociali che devono avere il compito di distribuire il lavoro, promuovendo modelli culturali in grado di fare fruttare le differenze dei singoli componenti della famiglia piuttosto che discriminarle. Pur considerando la famiglia come comunità, si tratta di rispettare e favorire tutti i soggetti che la compongono, non solo per una questione di equità tra i sessi e le generazioni, ma anche di sviluppo sociale e economico. Oggi una difesa efficace della famiglia passa anche attraverso un potenziamento dei servizi, delle reti relazionali, della consapevolezza che i problemi della famiglia sono risolti da politiche sociali responsabili. Il Forum delle Associazioni Familiari chiede: di adeguare le politiche complessive (fiscali, del lavoro) alle esigenze delle famiglie, con provvedimenti orientati a favorire i congedi parentali e la cura dei figli piccoli, a riconoscere i diversi carichi familiari con adeguate misure fiscali, a promuovere forme flessibili e innovative di lavoro, come il part-time, il telelavoro (a determinate condizioni) o altre soluzioni; di riconoscere il lavoro familiare e garantire alle persone impegnate in esso (“casalinghe”) condizioni previdenziali eque, di riconoscere e sostenere il lavoro di cura intrafamiliare (detassare il lavoro di cura); di intervenire a sostegno delle famiglie con soggetti in situazione di particolare bisogno. di promuovere un intervento di tipo culturale ed educativo, orientato a modificare mentalità e costumi per riscoprire la centralità della famiglia nel contesto sociale complessivo, e quindi anche nel sistema economico..

Scuola

La famiglia non pu˜ essere emarginata dalla scuola, ma va stimolata ad una presenza e ad una partecipazione responsabile e costruttiva. Il Forum chiede una Autonomia reale ed autentica che non sia mero decentramento, ma porti ad una “comunità scolastica di insegnanti, genitori, studenti”, in grado di esprimere corresponsabilità educative e di autogoverno. Occorre inoltre realizzare una effettiva libertà di scelta educativa delle famiglie che devono poter accedere al sistema pubblico d. istruzione – statale e non statale – senza oneri e senza alcuna discriminazione.

Famiglia e scuola nel nuovo Stato Sociale

1 – La Riforma del sistema scolastico è pienamente riconducibile nell. ambito delle politiche familiari ed a pieno titolo rientra nel progetto di riforma dello Stato Sociale. 2 – La famiglia non pu˜ essere emarginata nella scuola, ma va stimolata ad una presenza responsabile e costruttiva. La scuola è sussidiaria al ruolo educativo della famiglia. Lo Stato e le altre Istituzioni collaborano con la famiglia, nel rispetto educativo del principio di sussidiarietà, per costruire una scuola che sia preminentemente un ambito educativo, complementare alla famiglia. 3 – E. indispensabile ribadire che il diritto alla educazione è un diritto fondamentale per lo sviluppo della persona e della società, non meno del diritto alla salute ed alla previdenza. 4 – I genitori sono i depositari naturali del diritto-dovere costituzionale di educare i propri figli. 5 – Le Associazioni familiari ed i loro coordinamenti, quale espressione organizzata della cittadinanza sociale delle famiglie, devono essere consultate dalle istituzioni come le altre parti sociali. Il Forum delle Associazioni familiari chiede: A – una Autonomia reale ed autentica che non sia mero decentramento, ma porti ad una “comunità scolastica di insegnanti, genitori, studenti” in grado di esprimere corresponsabilità educative e di autogoverno. B – Una effettiva parità per poter accedere liberamente, e con adeguata informazione, al sistema pubblico d. istruzione (statale e non), senza oneri e senza alcuna discriminazione pratica. Al riguardo, esprimiamo le nostre totali riserve di fronte alla recente legge in materia di parità scolastica che riconosce e garantisce soltanto il diritto allo studio, ma è ben lontano dal rappresentare l’ottenimento della parità scolastica. Questo soprattutto perchè i sostegni economici previsti sono a favore di tutti gli studenti, di scuole statali e non, ed assumono la forma di borse di studio di pari importo, a prescindere dalle spese effettivamente sostenute dalle famiglie. C – La insostituibile partecipazione dei genitori, nell. ambito delle loro competenze, nell. individuare gli obiettivi educativo-formativi, nel condividere e realizzare il Progetto Educativo di Istituto, affinchè tra famiglia e scuola sorga una vera continuità formativa. D – La riforma ed il potenziamento degli Organi Collegiali di Istituto e territoriali per garantire il governo della Scuola, il trasparente utilizzo delle risorse, l. educazione alla partecipazione democratica. Su questo tema è stato svolto un significativo lavoro, a livello parlamentare, di presentazione di proposte emendative al disegno di legge contenente disposizioni in materia di riordino degli organi collegiali. Partendo dal presupposto irrinunciabile che bisogna riprendere l. importanza del rapporto scuola-famiglia, come fondamento di una partecipazione efficace e costruttiva, si reputa insoddisfacente l’intero impianto del testo all’esame del Parlamento. La rappresentanza della famiglia nella scuola, infatti, non è adeguatamente riconosciuta nè valorizzata: va ricordato, in proposito, che l. intero impianto degli organi collegiali deve trovare il suo sostanziale fondamento nell’idea che la famiglia è “titolare per diritto costituzionale ed internazionale dell. educazione dei figli”. E – Cicli scolastici che siano a misura dello sviluppo integrale del bambino e del ragazzo e che mirino a formare persone responsabili, libere e autonome, capaci di affrontare consapevolmente il percorso universitario e la complessità del mondo del lavoro. Quanto alla legge in materia, il Forum sottolinea in negativo l’assenza della famiglia e osserva che – nella loro attuale formulazione – i cicli scolastici rappresentano ‘un contenitore’ che deve essere riempito di contenuti, ed esprime la propria preoccupazione in ordine ai ‘saperi’ indispensabili alla scuola di domani: si auspica che essi vengano formulati evitando un sostanziale appiattimento formativo e mediante un ampio dibattito che coinvolga le famiglie in prima persona.

Vertenza tariffe

Il Forum ha aperto da poco una ‘vertenza tariffe’ come battaglia di giustizia e di equità, in quanto le tariffe dell’energia elettrica per uso domestico sono gravemente inique e penalizzano le famiglie in modo direttamente crescente rispetto al numero dei componenti delle famiglie stesse. Evidentemente più le famiglie sono numerose, più energia elettrica consumano e quindi – nella peggiore delle ipotesi – ci si potrebbe attendere che esse paghino proporzionalmente al loro consumo, seppure tale situazione non terrebbe conto in alcun modo della funzione svolta dalle famiglie per la società. Di fatto invece le famiglie numerose pagano l’energia elettrica in modo molto più che proporzionale al loro consumo, in quanto il costo del kilowattora in Italia – diversamente dal resto d’Europa – cresce rapidamente con l’aumentare del consumo medio mensile. Il Forum chiede pertanto che la “tariffa sociale” – la fascia di consumo a condizione agevolate – sia crescente rispetto al numero dei componenti della famiglia. In secondo luogo propone che siano mantenute le stesse condizioni anche quando il nucleo familiare necessita di una “potenza impegnata” superiore a quella standard (3 kW), in modo da non penalizzare ancora una volta le famiglie numerose.